Ho riflettuto spesso sulla reale possibilità di rendere il legno, un materiale così semplice e di facile lavorabilità, in opere dalla forza comunicativa non indifferente. L’obbiettivo che mi sono posto è quello di realizzare delle sculture e dei quadri che potessero comunicare un senso di abbandono e disfacimento del mondo in cui l’uomo vive. Accumulazioni non dettate da una razionale progettazione ma dalla volontà di trasformare la materia in altro. Ne conseguono particolari soluzioni e relazioni tra luce e ombra. I minimi spessori di alcuni di essi, su cui la luce, sottolineandoli, scivola facendo vibrare le superfici e i volumi, rendono più evidente la presenza della linea e del disegno.