Nei dipinti di Laura Gatti vivono il colore possente e pregnante e la flessuosità della forma: il primo domina (soprattutto il rosso) quale espressione di un linguaggio cromatico in espansione; il secondo emana una dimensione di vita mai aguzza e tagliente, sebbene velata di solitudine. La pennellata, ora rapida ora densa, presuppone una tecnica acquisita nonché una ricerca stilistica interessante. Più che la descrizione prevale un simbolismo etereo, che immette nell’ampia discussione contemporanea di un’arte espressione di “un’altra realtà” per percorrere nuove strade comunicative. L’artista stessa, assente ed asettica in nessuna narrazione ma partecipe e coraggiosa, si presenta nella figura femminile mai ben definita e focalizzata: ci cerca e si smarrisce nella delineazione di un corpo (nudo), che nel contempo è elemento vago e preciso di un essere “donna” misterioso e sconosciuto, avvolto e travolto da un assordante immobilismo (De Chirico?). L’essenza della pittura di Laura Gatti è proprio nella sobrietà della stessa, priva di supporti decorativi e di atmosfere stereotipate, e nella focalizzazione della vicenda interiore, che si staglia (come per le figure femminili) come un bassorilievo per un racconto scarno e vissuto. Una testimonianza di assenza e presenza, di attesa e conquista, di riflessione e leggerezza. La pittura diventa un atto di vita, la vita in un atto. Se la scrittura precisa le cose nei dettagli, il disegno coglie l’imprecisione delle forme. E Laura Gatti ascolta quasi questo naturale anelito in pienezza di tensione ed in naturalezza di espressione. Prof. Domenico Pisano ,Esperto d’arte contemporanea
